A 45 anni dal Delitto Mattarella, il docufilm “Magma” su Netflix riapre il caso. Un’indagine tra mafia, terrorismo e depistaggi. Intervista a Bolzoni.
A 45 anni dal Delitto Mattarella, il docufilm “Magma. Mattarella, il delitto perfetto”, diretto da Giorgia Furlan e disponibile su Netflix dal 12 marzo, riaccende i riflettori su uno dei casi più oscuri e controversi della storia italiana. Un’opera che non si limita a ricostruire il tragico evento, ma che scava in profondità, tra omicidi politici, depistaggi e tradimenti di Stato, ponendo domande scomode e ancora senza risposta.
L’Omicidio Mattarella: un Delitto Perfetto?
Il 6 gennaio 1980, a Palermo, Piersanti Mattarella, Presidente della Regione Sicilia, viene assassinato sotto gli occhi della moglie e dei figli. Un omicidio che sconvolge l’Italia e che, come sottolinea il giornalista Attilio Bolzoni nel film, “è un delitto perfetto”, avvolto da un “silenzio assordante, costruito su omertà, depistaggi, paure e dossier segreti”. Un delitto che, a distanza di 45 anni, rimane ancora senza mandanti e con molti punti oscuri. Un’inchiesta lunga e complessa.
“Magma” non si limita a ricostruire l’omicidio Mattarella, ma lo inserisce in un contesto più ampio, quello degli anni di piombo, caratterizzati da una strategia della tensione che ha insanguinato l’Italia. Il film riporta una confidenza di Giovanni Falcone, giudice istruttore che indagò sul delitto, all’amico e collaboratore Pino Arlacchi: l’assassinio di Mattarella è un “caso Moro bis”. Un’affermazione forte, che suggerisce l’esistenza di un’unica regia occulta dietro i due omicidi, entrambi finalizzati a destabilizzare il Paese e a impedire un’evoluzione politica che avrebbe potuto portare a un’alleanza tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista.
Mafia, Terrorismo e Poteri Occulti: un Intreccio Inquietante
Il docufilm, attraverso testimonianze dirette e documenti recentemente desecretati, esplora i possibili legami tra l’omicidio Mattarella, il caso Moro, le uccisioni di Michele Reina e Vittorio Bachelet, e la strage di Bologna, avvenuta nello stesso anno, sette mesi dopo l’assassinio del Presidente della Regione Sicilia. Un intreccio inquietante, che coinvolge mafia, terrorismo neofascista e poteri occulti, interessati a mantenere immutati gli equilibri della Guerra Fredda.
“Magma” è un’indagine appassionante, costruita con il ritmo di un thriller e il peso della realtà. La regista Giorgia Furlan, al suo esordio, dimostra una straordinaria sensibilità narrativa, sostenuta dalla scrittura rigorosa, sviluppata insieme a Chiara Atalanta Ridolfi e Alessia Arcolaci, e da un’estetica potente, ottenuta grazie alla fotografia di Tommaso Lusena De Sarmiento e al montaggio di Gabriele Ciances.
Testimonianze e Voci Potenti: da Bolzoni a Rosy Bindi
Il film si avvale di testimonianze e voci potenti, tra cui quelle del giornalista Attilio Bolzoni, di Rosy Bindi, all’epoca assistente di Vittorio Bachelet, di Luciano Violante, membro della commissione antimafia nel 1988 e nel 1990 quando Falcone rivela di essere convinto che nell’omicidio Mattarella si intreccino mafia e terrorismo neofascista, e di Andrea Speranzoni, avvocato di parte civile nel processo per la strage alla stazione di Bologna.
“Magma” è più di un docufilm: un pugno nello stomaco, che impone di farsi domande.
“Magma” non offre risposte facili, ma pone domande essenziali: perché, a distanza di 45 anni, non sappiamo ancora chi ha ucciso Piersanti Mattarella? E, soprattutto, come sottolinea Bolzoni, “non lo sappiamo noi e non lo sa nemmeno suo fratello Sergio, oggi Presidente della Repubblica, il primo degli italiani. Se vi pare una cosa normale…”. Un’eredità pesante, quella dell’omicidio Mattarella, un “magma” che, come afferma Bolzoni, “ribolle ancora, incandescente e incendiario, sotto la superficie della nostra democrazia”. Un film necessario, per non dimenticare e per continuare a chiedere verità e giustizia.